“I Remember you well in the Chelsea Hotel”: Donald Baechler & Peter Schuyff

“I Remember you well in the Chelsea Hotel”: Donald Baechler & Peter Schuyff

April 15, 2022  |  NEWS  |  Share

THE POOL NYC presenta “I Remember you well in the Chelsea Hotel”: Donald Baechler & Peter Schuyff, una mostra che prende il titolo dalla canzone Chelsea Hotel di Leonard Cohen e celebra due artisti, residenti del leggendario Chelsea Hotel di New York: Donald Baechler e Peter Schuyff.

Lo Show è stato pensato prima dell’improvvisa scomparsa dell’artista americano. Cogliamo dunque l’occasione per salutarlo e celebrarlo.

All’interno della mostra sono visibili lavori degli anni ’90, tra cui una serie di tele di Schuyff presenti nel suo appartamento al Chelsea Hotel.

Le camminate a New York sono infinite passeggiate: si parte da Chelsea e si finisce nell’East Village, senza rendersi conto dei chilometri e passando in rassegna mille volti, mille sapori e una varietà enorme di accenti e architetture.

Camminare a New York è molto più che fare semplici passi, è scoprire nuovi mondi e assaporare nuove culture. Ogni block ha avuto una storia e ne ha una che si farà.

Ogni settimana, rigorosamente, ci fermavano al Chelsea Hotel, 23rd Street and 9th Avenue, uno di quei posti in cui i muri raccontano molte vite, alcune tragiche e altre che sanno di fiaba.

Al Chelsea Hotel ci ha vissuto mezzo mondo dell’Arte: Donald Baechler, Peter Schuyff, Jackson Pollock, Diego Rivera, Robert Mapplethorpe, per non parlare dei cantanti: Janis Joplin, Bob Dylan, Patty Smith, Leonard Cohen e poi gli scrittori: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Arthur Miller, solo per citarne alcuni.

Come tutti gli alberghi che hanno fatto la storia della Grande Mela, alcune camere sono intrise di mistero, sesso e sangue. Famosa è la notte del 1979 in cui Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, uccide la fidanzata Nancy Spungen (ha confessato e poi ha ritrattato).

Ci soffermavamo spesso nella Hall, squallida, mal tenuta, ma sicuramente vera, così conservata per decisione della vecchia proprietà. Si aveva la netta sensazione di essere entrati in un luogo in cui la festa era finita da un pezzo e pure male. Nella stanza a sinistra al lato del camino campeggiava un enorme vaso di fiori di Donald Baechler: era un grande dipinto con un fondo bianco, sporco, ricordava per certi aspetti lo Schifano più in forma, più randagio, onnivoro, che fagocita tutto a qualsiasi ora.

Un soggetto di una disarmante semplicità grafica, nero come la notte, molto potente. La vera protagonista del quadro rimaneva la superficie, lavoratissima, con pezzi di stoffa applicati e ricoperti, tanti strati che traboccavano di colature, un insieme molto sessuale.

Baechler, pittore intrigante, ironico, uno dei pochi che riusciva a rendere sensuale anche un pallone da calcio. L’artista nato in Connecticut e scomparso pochi giorni fa, ritraeva soggetti semplici, un insieme di memorie: nelle sue opere usava frammenti di stampa e tessuti, fotografie, cartoline, souvenir di viaggi per creare un immaginario personale.

Ogni settimana scoprivamo nuove storie d’amore nate al Chelsea Hotel e nuovi inquilini. La favola di New York dove tutto accade non in mezzo a mari cristallini e cieli stellati, ma negli zozzi corridoi di un albergo che non conosce il termine pulizia, ma che ha visto soggiornare stelle e anime ribelli.

Così si scopre che per venti anni ci ha vissuto un altro grande nome dell’Arte degli Anni ’80: Peter Schuyff, olandese volato in Canada e fermatosi infine nell’East Village. La camera di Schuyff era piena di suoi lavori, con un letto a una piazza e mezzo in legno, la coperta bordeaux e poi un camino con tipiche decorazioni di fine Ottocento. I lavori di Schuyff nascono su tele esistenti sulle quali l’artista vi dipinge motivi geometrici ripetitivi, quasi optical, creando nuove superfici, inaspettate e geniali. Nella New York degli anni Ottanta i due artisti convergono nell’East Village, quella parte di Manhattan che da sempre pulsa e raccoglie avanguardie.

I due artisti appartengono alla generazione postmoderna, quella del “Ritorno alla pittura”. In America la decade dell’Ottanta è stata un periodo di prosperità economica e di grande bolla speculativa, ma anche di moralismo bigotto. Fu un decennio adrenalinico, iperbolico e ipertrofico, come fosse stato pompato con gli steroidiOgni intellettualismo viene bandito, il quadro non vuole più essere opera, ma “tela e colore”, intriso soltanto di piacere. Nel tipico pastiche postmoderno, particolare importanza aveva la pratica manichea che connetteva astrattismo e figurazione, polarità solo in apparenza antitetiche.
Senza via di scampo, ci si trovava di fronte a una pittura ibrida, incline alla contaminazione degli stili e al rimescolamento delle tecniche. Ancor più che disinvolta, la pittura viene percepita come “disturbante”.

La mostra proposta da THE POOL NYC non vuole certo essere un’operazione nostalgia, bensì una scommessa su quello che potrebbe succedere a breve se l’umanità non è cambiata, se Dostoesvskij è ancora attuale e l’uomo non si è trasformato in un essere tutto buono o tutto cattivo. L’attualità del Postmodernismo e della pittura di Schuyff e Baechler si conferma ancora vincente e ispirante per future generazioni di artisti e creativi, che vivendo senza le certezze della storia dell’arte, prenderanno proprio spunto dall’ironia e dal sarcasmo dei due pittori dell’East Side.


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