AMERICAN BEAUTY, Un Viaggio nella Fotografia Anonima Americana

AMERICAN BEAUTY, Un Viaggio nella Fotografia Anonima Americana

June 25, 2025  |  NEWS  |  Share

 

La fotografia anonima racconta il fascino degli Stati Uniti

Immagini selezionate da Francesca Malgara

 

Nel 1835, quattro anni prima che a Parigi venisse annunciata l’invenzione della fotografia, Ralph Waldo Emerson, filosofo e poeta americano, aveva predetto:  «Our age is ocular». La nostra è l’età degli occhi, l’età dello sguardo che tutto vuole scoprire e conservare, da quando non solo è apparsa la fotografia, ma da quando nel 1888 George Eastman, fondatore dell’impero Kodak, ha reso la stessa fotografia alla portata di tutti. Democrazia della bellezza, democrazia del ricordo, democrazia dell’essere qui e ora. Le ottanta immagini anonime americane che la galleria THE POOL NYC presenta, e che sono state scelte da Francesca Malgara, raccontano lo straordinario sodalizio che dalla metà dell’Ottocento agli anni ’60 ha fatto della cultura degli Stati Uniti una cultura “ocular”, una festa quotidiana dove ogni volto, ogni corpo, ogni incontro, ogni sorriso, ogni impronta, ogni frontiera, ogni bacio è diventato immagine.

Da questa scioltezza visiva, da questa immaginazione costantemente all’erta, ma anche da questa innocenza che senza pretese artistiche registra la vita, nasce uno stile unico al mondo. Uno stile che si è nutrito di grande cinema hollywoodiano e che i grandi fotografi dagli anni ’50 agli anni ’70 hanno fatto loro. Nella ricchezza di riferimenti e di possibili citazioni THE POOL suggerisce un gioco: riconoscere in queste immagini anonime una possibile origine “colta”. Gli indizi sono moltissimi e, ispirandosi al principio dell’equivalent di Alfred Stieglitz, si possono intravedere tracce di Dorothea Lange, Walker Evans, Robert Frank, Diane Arbus, William Eggleston, Joel Peter Witkin, Mary Ellen Mark, Andy Warhol. Nel cielo infinito delle immagini cartacee, prodotte dalla fine dell’Ottocento all’avvento del digitale, le fotografie anonime sono immagini “equivalenti”, appunto, perché una fotografia anonima, spesso, è un piccolo capolavoro.


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